venerdì 29 ottobre 2010

CONTRO CAMPI PRESENTATE QUERELE IN TUTTA ITALIA

Avv. Monica Nassisi
“Lo avevo detto e l’ho fatto.  Ieri ho depositato alla Procura della Repubblica di Roma una querela nei confronti del prof. Campi, direttore scientifico della Fondazione Fare Futuro, per le frasi offensive pronunciate il 6 settembre nel corso del TG2 delle 20.30″. Lo dichiara Monica Nassisi, responsabile nazionale Giustizia de La Destra. ” Le donne e gli uomini de “La Destra” di Francesco Storace non sono xenonofobi, non sono abitati da pulsioni razziste, non sono illiberali. Non sono stata, infatti, la sola a sentirsi offesa e diffamata. Tantissimi militanti e dirigenti stanno presentando, in queste ore, querele in tutta Italia. Nessuno – conclude Nassisi- può permettersi di screditarci, di svilirci, di offenderci, senza esserne chiamato a rispondere davanti alle competenti Autorità”.

venerdì 22 ottobre 2010

veneto in movimento

Veneto in Movimento nasce dall’esigenza e dalla necessità di un gruppo umano , di costruire ed esternare una punta di penetrazione alternativa  nel grigiore del vivere giornaliero, e nasce nel momento in cui il torpore intellettuale e spirituale si è impadronito della stragrande maggioranza di giovani e meno giovani, con la speranza intensa di poter risvegliare le coscienze intorpidite di un mondo che della politica non vuole piu’ saperne E CHE PER ESSA NON E’DISPOSTO A FAR NIENTE.
A DESTRA dunque, oggi per una Destra giovane e moderna che sappia difendere ed aggregare larghi strati di popolazione e che possa avere un seguito in ogni ambiente, interessando e coinvolgendo (mi auguro) tutti coloro che sono muti per mancanza di un forte movimento.
Questo vorrei: favorire un avvicinamento alla vita politico-sociale di un uomo nuovo che rientri nella visione nazionale ed europea.
A DESTRA dunque, con ORGOGLIO, ONORE E CHIAREZZA senza confusioni ideologiche, senza equivoci, aperti al dialogo ed al confronto con gli altri, ma senza MAI PERDERE DI VISTA la nostra diversità di PROVENIENZA, DI FORMAZIONE E DI STLE DI VITA.

Titti monteleone

CONGRESSO REGIONALE FRIULI VENEZIA GIULIA

venerdì 15 ottobre 2010

Grande Festa A Roma


 Dopo l'Esecutivo Nazionale di martedì scorso l'incontro è ufficiale. La Destra avrà la sua grande manifestazione nazionale che avverrà il 6 novembre all'Eur, nel salone delle Tre fontane, all'ombra della magnifica scenografia architettonica di quel luogo e nel ricordo del nostro Primo Congresso Nazionale, che li celebrammo.
Ora sono tempi maturi per tirare le somme di questi 3 intensi anni di lavoro e per gettare le basi del nostro futuro. Tante cose sono cambiate dalla nostra nascita e il panorama politico ci riserba nuove e avventurose sfide a cui non possiamo sottrarci.
Con il nostro Segretario Nazionale On Francesco Storace, vivremo insieme una giornata di dibattito interno e di confronto con la Dirigenza Nazionale. Ci saranno numerosi ospiti esterni che veranno a trovarci e che nelle prossime ore ufficializzeremo nel programma che verrà pubblicato sugli organi di stampa del partito.
Essere presenti non sarà solo un occasione per rivederci tutti, ma anche per condividere insieme le scelte che la nostra comunità dovrà attuare e che dovrà concretizzare per rendere più forte e più solida la nostra posizione, politica e sociale.
C'è un popolo, come quello italiano, che si aspetta da noi di essere rappresentato. Ci son ancora tanti cittadini onesti che vogliono un partito a cui rivolgere la propria fede e le proprie speranza. Quel partito deve essere La Destra, dobbiamo essere noi.
Noi non abbiamo indagati da nascondere o condannati da proteggere. Noi non abbiamo passati ambigui o interessi da tutelare. La Destra è il volto nuovo di questa politica, è la faccia pulita che può guardare gli italiani negli occhi, tutti, senza alcuna vergogna. 

Vi aspetto tutti numerosi a questo ennesimo fantastico evento, sono certo che nella folla potremmo riconoscerci e abbracciarci, come sempre.
Per informazioni su come andare a Roma, sulle corrirere che si stanno organizzando, e quant'altro potrete contattarci al 349 5822162 Titti Monteleone, al 366 6528956 Giulio Tartuferi oppure tramite mail

domenica 10 ottobre 2010

CONGRESSO PROVINCIALE ROVIGO

ELETTO CON UNA LARGA MAGGIORANZA
IL NUOVO SEGRETARIO PROVINCIALE DI ROVIGO
CLAUDIO SECCHIERI
La sua prima dichiarazione del dopo elezione:
"Questo è un punto di partenza
immaginiamo una grande vetta da scalare,
ecco ora noi siamo al campo base.
C'è tanto da fare e lavorare per raggiungere
la cima ecco perchè confido nell'aiuto di tutti"



Oltre alle congratulazioni dei presenti
anche l'augurio per una collaborazione sempre
più stretta fra le varie Federazioni da parte della
responsabile Regionale Titti MONTELEONE
AUGURI NEO SEGRETARIO
 anche da parte della direzione Nazionale
e dal Segretario Francesco STORACE
PER I PROSSIMI IMPEGNI CHE COINVOLGONO
TUTTI NOI VERSO QUELLA VETTA


Eletto a grande maggioranza Claudio Secchieri Congresso Provinciale LA DESTRA di Storace Federazione di Rovigo

Congresso provinciale LA DESTRA di Storace Federazione di Rovigo .
Claudio Secchieri eletto a grande maggioranza nuovo segretario provinciale de LA DESTRA di Storace.
Si ringraziano per la sentita partecipazione al congresso la Segretaria regionale Titti Monteleone e i dirigenti di Belluno, il segretario provinciale di Verona Alessio Nello, tutti gli iscritti della provincia di Rovigo  che continuano sempre piu' numerosi a sostenerci. Un ringraziamento ai rappresentanti di Fiamma Tricolore,P.D.L, A.D.C, M.P.I, Destra per il Polesine, Lega nord, che sono intervenuti.
LA DESTRA di Storace Federazione di Rovigo


La Segreteria Regionale ringrazia per l'ospitalità ricevuta dalla federazione patavina, per l'impegno, grazie a tutti dal Presidente avv.to Bravaccini agli iscritti e dirigenti, a Claudio Secchieri . alla sua signorilità alla sua preparazione, al suo equilibrio l'augurio di tanti successi confortati da ottimi dirigenti ed ottimi iscritti.

Congresso Provinciale de La Destra Padova

Si è tenuto oggi il Congresso Provinciale de La Destra Federazione di Padova. E' stato eletto ad unanimità Pier Aldo Baretta dirigente provinciale di Padova molto attivo tra le fila de La Destra. La Federazione di Padova ha dimostrato di poter essere protagonista nel rilancio della politica Veneta de La Destra. Comunità, Coerenza e Idee il motore per continuare a far POLITICA ne La Destra e con La Destra.


Congresso Provinciale di Padova

Un ringraziamento a Fabiano Bosetti, da parte del Segretario Regionale Antonia "Titti" Monteleone, per aver presieduto il congresso di Padova, Antonio Bertazzo per avere in questi mesi retto la Federazione, gli iscritti di Agna, Monselice.Due Carrare,Anguillara, Padova. Auguri a Pier Aldo la Destra c'è!

UNA CITTA' SI STRINGE INTORNO AI 4 RAGAZZI

sabato 9 ottobre 2010

ONORE AI CADUTI

QUATTRO ALPINI QUATTRO RAGAZZI

Come nella prima guerra mondiale soldati
 non di sangue "padano"
ma provenienti da tutta l'Italia,
 sacrificano la loro vita in nome di ideali
che a molti sono sconosciuti

Afghanistan, vittime del 7. Reggimento
di Belluno. Il sindaco: «Lutto cittadino»

Il presidente del Veneto Zaia: «Dolore e angoscia in tutta la
regione». Prade: «Creare un luogo di conforto per i familiari»

BELLUNO (9 ottobre) - Le quattro vittime dell'attentato di oggi
in Afghanistan sono alpini del settimo reggimento di Belluno, inquadrato nella brigata Julia. «La notizia che i militari morti in Afghanistan facevano parte del 7/o Reggimento Alpini di stanza a Belluno aggiunge dolore al dolore, mio personale e di tutto il Veneto, per la loro scomparsa». Lo sottolinea il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia. Zaia ha inviato i sentimenti di cordoglio della Regione e del territorio al comandante del Reggimento, colonnello Paolo Sfarra, che si trova in Afghanistan con i suoi uomini.
«Provo angoscia - aggiunge Zaia - anche perché conosco bene l'attaccamento della città di Belluno e della provincia a questa istituzione militare, che tutti noi amiamo e stimiamo per gli alti valori di cui è portatrice  sin dalla sua nascita. Belluno ed i bellunesi in particolare - rileva Zaia - vivono un rapporto stretto,
direi fraterno, con questi soldati che vivono quotidianamente tra loro e con loro.
Questo gravissimo lutto segnerà in maniera profonda la storia di questa città oltreché di tutto il Veneto».
«Viviamo un'atmosfera di incredibile dolore, costernazione, ma anche fiducia».
 È la prima reazione del sindaco di Belluno, Antonio Prade, al dolore che ha colpito la comunità bellunese,città dove è di stanza il 7. Reggimento Alpini di cui facevano parte  i quattro militari uccisi in Afghanistan.
 Prade rileva che le vittime sono originarie delle province di Lecce, Siracusa, Pisa e di una cittadina della Sardegna. «Ora il problema - prosegue il sindaco - è riuscire a creare un luogo di colloquio con i familiari, che non risiedono a Belluno e che avranno bisogno di tutto il conforto psicologico e di solidarietà del Paese».
 Il sindaco ha già annunciato che proclamerà il lutto cittadino.

Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, esprime il cordoglio per la morte dei quattro alpini in Afghanistan e ricorda «lo stretto rapporto che lega il Friuli Venezia Giulia al Corpo degli Alpini e alla Brigata Julia». In una nota, a nome dell'esecutivo regionale e «di tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia», Tondo sottolinea che «un grave lutto colpisce  ancora gli Alpini, che oggi sono impegnati in una difficile missione per riportare la pace in quelle terre martoriate e verso i quali va la riconoscenza dei nostri cittadini, per la solidarietà e l'aiuto concreto che negli anni hanno saputo portare in tutte le grandi emergenze che hanno colpito la nostra regione, a iniziare  conclude - da quella del terremoto».
Onore a loro ed a tutti quelli che credendo in valori come quello della Patria hanno sacrificato la loro vita nel difendere il Tricolore,un grazie anche alle loro famiglie
 alle quali siamo vicini sia idealmente e sia con il cuore gonfio di rabbia sentendo i commenti di "pantofolari" di turno i quali più che difendere l'amor patrio villipendiano l'Italia ed il Tricolore in qualsiasi momento con chiacchere inutili ed inadeguate!!!
Manlio CHIARELLO
Paracadutista Folgore


Tragedia del Vajont, il 9 ottobre diventa data simbolo

LONGARONE. Il 9 ottobre diventa giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo. Ieri pomeriggio la Commissione affari istituzionali della Camera ha approvato la proposta di legge (in sede legislativa, quindi non verrà discussa in aula) presentata a marzo, che ha come prima firmataria Sabina Rossa, figlia di Guido Rossa (l'operaio originario di Cesiomaggiore, ucciso a Genova dalle Brigate Rosse) e come seconda firmataria Simonetta Rubinato, sindaco di Roncade, anch'essa parlamentare del Pd. Sabina Rossa spiega la genesi della sua proposta: «Ho avuto modo di incontrare l'Associazione Memoria condivisa e il Comitato Sopravvissuti del Vajont, che mi hanno fatto conoscere fino in fondo la tragedia del Vajont, uno di peggiori esempi di cattiva gestione dell'ambiente». La proposta di legge è stata poi fatta firmare in modo trasversale da tutte le forze politiche del Veneto, dai loro rappresentanti alla Camera. E infatti la proposta di legge ha molti firmatari, come terzo c'è Gianclaudio Bressa e tra gli altri anche Maurizio Paniz. «La data del 9 ottobre è un simbolo, il 9 ottobre 1963 ci ha consegnato, tra l'altro, una lezione di storia per quale è evidente che non si può stravolgere il territorio e abusarne senza poi far pagare le conseguenze a chi ci abita», continua Sabina Rossa. La proposta di legge Rossa - Rubinato venne annunciata a Longarone nell'aprile scorso durante un incontro pubblico dal titolo «Storie di stragi annunciate». Alla commissione affari istituzionali della Camera, oltre alla data del 9 ottobre, era presentata la proposta anche per un'altra proposta per una giornata della memoria, che ricordava la strage di San Giuliano di Puglia, con la morte di decine di bambini nella scuola elementare colpita dal terremoto. «Devo ringraziare la relatrice di maggioranza, Anna Grazia Calabria (Pdl) che ha sposato la data del 9 ottobre» aggiunge la Rossa. Ora la legge passa al Senato, dove forse verrà discussa ancora una volta in commissione. «Non ho dubbi sul fatto che anche al Senato ci sarà l'unanimità attorno a questa proposta». «Questo tema - spiega ancora Sabina Rossa - è di drammatica attualità in un paese come l'Italia esposto a continui rischi di tragedie ambientali e idrogeologiche. Quanto è accaduto con il Vajont richiama tutti noi ad una maggiore responsabilità anche politica, di fronte a catastrofi che non si possono dichiarare naturali ma che sono provocate dall'incuria e dall'avidità dell'uomo. La nostra proposta è rivolta anche alle nuove generazioni, alle scuole, per sensibilizzare i giovani attorno al tema della tutela e del rispetto dell'ambiente». La legge ha due soli articoli. Il primo recita: «La Repubblica riconosce il 9 ottobre come giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo». Il secondo articolo illustra le iniziative che si possono fare in questa giornata: incontri, manifestazioni, cerimonie, anche nelle scuole, per sviluppare una maggiore consapevolezza sulla necessità di tutelare la salute e il patrimonio ambientale del Paese.

venerdì 8 ottobre 2010

CARROCCIO CARACOLLANTE


IL BLITZ

Coltivava marijuana a casa
fermato un 28enne padovano

Enrico Bordin è figlio del consigliere leghista Giorgio. Nell'appartamento anche 70mila euro in contanti

Una serra di marijuana (archivio) Una serra di marijuana (archivio)
PADOVA - I carabinieri hanno fermato un giovane che nel giardino dell’abitazione di famiglia coltivava in una serra alcune piante di marijuana. In casa i militari hanno trovato anche 70mila euro in contanti. Il giovane, Enrico Bordin, 28 anni, ha detto di aver coltivato le piante, circa una dozzina, oltre ai quattro chili di sostanza sequestrata già essiccata, all’insaputa dei genitori. Il padre Giorgio è molto conosciuto per il suo impegno in politica, attualmente è consigliere di quartiere della Lega Nord. Gli investigatori stanno cercando di accertare l’eventuale presenza o meno di complici e la provenienza del denaro. (Ansa)
La domanda sorge spontanea:ma costoro che volevano le ronde "Padane", come possono controllare le città se già sono deficitari a controllare casa propria?

Gioventù Italiana (La Destra) Roma contro “l’anno culturale della Cina in Italia”.

Un’offesa, un’umiliazione per chi crede ancora nei Valori della Nazione!
Nella nostra splendida Capitale, a due passi dall’Altare della Patria, sul viale dei Fori Imperiali troverete appese ai lampioni, delle lanterne tipiche cinesi. Inoltre vedrete riflesse sulle pareti del Colosseo, scritte in lingua cinese su sfondo rosso. Luoghi dove da più di un secolo sfilano le nostre forze armate. Non basta! Mostre, conferenze ed altri “eventi culturali”, il tutto all’insegna di “40 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Cina”, proposti e organizzati dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Gioventù Italiana (LD) si schiera contro questa falsa amicizia mondialista, per dei semplici motivi ragionevoli: la violazione spirituale e sacrale dei monumenti di Roma, l’invasione economica sleale in Italia e in Europa dei prodotti cinesi, e la repressione del Tibet (ancora in corso) taciuta da tutti. Il nostro è un movimento giovanile nazionalista, orgoglioso di essere Italiano e fiero di sventolare il Tricolore. Non siamo xenofobi o violenti, ma non possiamo permetterci di vedere vilipesi i sacri simboli della nostra Nazione. Da tempo (in tutti i sensi) portiamo avanti il progetto “BOICOTTA LA CINA”.
Italia Identitaria ! Europa Nazione !

giovedì 7 ottobre 2010

IL SOBRIO ORGOGLIO DI ESSERE "DESTRI" di Marcello VENEZIANI

Il sobrio orgoglio di essere "destri"

 

La provocazione di Ferrara: come mai la sinistra "è tanto carina" mentre i suoi antagonisti sono repellenti? Proviamo a rispondere. Inizia Veneziani: questa parte ha prodotto pochi intellettuali ma molti grandi maestri

Che schifo, è di destra. Sono pochi a definirsi di destra ma il disprezzo per la destra è ancora forte, nota Giuliano Ferrara. Lo sappiamo, lo sappiamo. Questa legge del disprezzo vige in tutto l’Occidente, nota Ferrara; ma in Italia ancor di più. Tre cose da noi conducono al disprezzo o alla morte civile: avere opinioni contrarie al politicamente corretto e magari in sintonia con il buon senso comune, preferendo i valori tradizionali, civili e religiosi; avere un giudizio diverso sul fascismo e sull’antifascismo, ma anche sul comunismo, rispetto al canone dominante; preferire Berlusconi ai suoi avversari o ex alleati. Quest’ultima pesa di più di tutte, anche se è la meno legata ad un’identità di destra e la più contingente. Si veda, a conferma, il caso Fini&finiani: il loro recente neofascismo viene ripulito dal loro neo-antiberlusconismo. Se il fascismo è il male assoluto, il berlusconismo è il male due volte assoluto, oltre che dissoluto.
Il disprezzo verso la destra si articola in due modi: è gridato se il personaggio è più esposto in vetrina, è al potere o è più grossolano; è taciuto, per simulare la sua inesistenza, se il personaggio è meno vistoso e più sobrio, e magari pure colto. Il primo è manganellato, il secondo è cancellato.
Nonostante il livore aggiuntivo verso chi tradisce la sinistra, il disprezzo verso gli ex è dimezzato: penso a Oriana Fallaci, a Pansa, allo stesso Ferrara. Con loro c’è un minimo di colloquio, si possono citare. Gli altri no, damnatio memoriae anche da vivi: sepoltura in piena attività o vituperio urlato a mezzo stampa. Nel caso della destra grossolana che commette vistose gaffe, ci sono episodi grotteschi. Prendete Ciarrapico: socio in affari per anni della sinistra editoriale, viene ora massacrato per un’infelice battuta e ribollato come fascistone. Vorrei ricordare una cosa: quando la sinistra tifava per gli arabi e i palestinesi contro Israele, il grossolano Ciarrapico pubblicava in difesa d’Israele un libro del leader ebreo Begin La rivolta e fu Israele. Che volete, le battute valgono più delle opere. Ma torniamo al tema serio.
Chi da destra denuncia il disprezzo viene accusato anche dai cosìddetti terzisti di vittimismo. Prendi le botte e zitto, non far la vittima. Mazziato e cornuto.
Il disprezzo verso la destra è cagionato da tre agenti: una sinistra settaria e velenosa che propaga ribrezzo etnico, antropologico, per quelli di destra; l’inevitabile presenza a destra di personaggi screditati, ma questo accade quando si è in tanti e quando si va al governo; e il complice, connivente, disprezzino dei cosiddetti indipendenti, terzisti veri e presunti, a volte persino centrodestrorsi vaghi, snob o vigliacchetti. È lì che nasce la barriera del disprezzo. I suddetti a volte usano il disprezzino verso la destra come alibi per poter poi criticare la sinistra, facendosi così una polizza contro rischi. Ci sono ballerini in punta di piedi che bilanciano ogni critica a sinistra con uno sputino gentile a destra, per mostrare che loro sono in perfetto equilibrio, personcine ammodo. Per la destra colta si adeguano alla legge non scritta del potere intellettuale: morte civile. Dei tre agenti di disprezzo, questo è forse il più nocivo.
Potrei ancora aggiungere che dire destra, in effetti, è dire poco: le destre sono tante e spesso tra loro si detestano o s’ignorano. Le destre presunte o implicite sono assai più di quelle che si dichiarano tali. Ci sono almeno tre destre: la destra liberale, un po’ conservatrice sul piano dei valori, liberista in economia, anticomunista e garantista; la destra della tradizione, con significative varianti cattoliche o ribelli; la nuova destra, sociale e comunitaria, critica verso il dominio del mercato e il modello consumista. Il tratto comune delle destre è oggi il richiamo alla sovranità popolare, la preferenza per una democrazia decisionista e un amor patrio territoriale e reale piuttosto che il patriottismo costituzionale. Fini sta alla destra come la posa dell’orzo sta al caffè.
Tre destre hard ribollono nei fondali del basic instinct: la destra reazionaria, rivolta al rimpianto del passato remoto; la destra neofascista, nostalgica del passato novecentesco; la destra autoritaria, che esige legge e ordine e a casa gli immigrati. L’operazione mediatica del disprezzo riduce le destre presenti a quelle hard: sarebbe come ridurre la sinistra presente a brigate rosse, stalinismo e mao-polpottismo. Il basic istinct è sempre feroce, e cova a destra come a sinistra. Ma se fai paragoni, ti dicono che soffri di nevrosi.
Sul piano dei fatti resta vero che, alla fine, la cosiddetta destra ha commesso meno errori in campo e in teoria della cosiddetta sinistra, ha saputo cogliere meglio la realtà e dar voce ai popoli, ha più aiutato lo sviluppo ed è stata più efficace, ha saputo meglio temperare libertà e tradizione, libertà e sicurezza, e ha meno vessato, perseguitato, oppresso i cittadini. E la destra culturale si è resa meno complice di intolleranze, totalitarismi vigenti e pericolose utopie, rispetto alla sinistra culturale. La destra ha generato sicuramente meno intellettuali, ma ha prodotto meno cattivi maestri e più grandi maestri (che sono rarità ma svettano nel Novecento).
So che dire destra significa poco e produce troppi malintesi, e io parlo di destra come di una definizione che riguarda più il mio passato che il presente e il futuro. Ma davanti al disprezzo ideologico e razziale verso chi è di destra, lasciate che vi esorti alla sobria fierezza di essere e dirsi di destra.

mercoledì 6 ottobre 2010

IL MASSACRO DIMENTICATO (da il "Corriere del Veneto")



IL LIBRO

Il massacro dimenticato,

46 fascisti sepolti

nei tunnel trevigiani

Il nuovo saggio di Giampaolo Pansa dedicato ai vinti della seconda Guerra mondiale. «Mi sono stancato di distinguere tra morti buoni e morti cattivi»

La benedizione del vessillo dei Nuovi Paracadutisti a Valdobbiadene La benedizione del vessillo dei Nuovi Paracadutisti a Valdobbiadene



Dobbiamo ancora considerare una festa unitaria il 25 aprile? Si apre con questo interrogativo retorico il nuovo lavoro di Giampaolo Pansa I vinti non dimenticano. I crimini ignorati della nostra guerra civile (Rizzoli, 466 pp, 19.50 euro), da oggi in libreria. Si tratta dell’ennesimo saggio revisionista sulla Resistenza (e non crediamo certo di offendere l’autore: «Mi sono stancato di distinguere tra morti buoni e morti cattivi. Il mio revisionismo sta tutto qui»), destinato a rinfocolare le polemiche e, aspetto più interessante, a confermare, se ce ne fosse bisogno, quanto illusoria possa essere la volontà di affermare l’esistenza di una memoria condivisa in un Paese, come l’Italia, dove è proprio il conflitto a porsi come elemento identitario principale. Tra tutte le «memorie» italiane, Pansa, come ormai ci ha abituato da tempo, privilegia quella degli sconfitti, la memoria di coloro «che non debbono ricordare», ma che non dimenticano, come recita il titolo; la memoria dei fascisti, militanti, simpatizzanti o ritenuti tali, ma anche la memoria di tanti altri morti che non erano schierati con nessuno, come gli italiani del confine orientale o come le vittime dei bombardamenti inglesi ed americani (si fa cenno anche a quello di Treviso del 7 aprile 1944, dove in cinque minuti di inferno perirono ben 1600 persone tra cui 123 bambini, forse per un errore di puntamento).
E con il consueto stratagemma narrativo del dialogo con Livia, la bibliotecaria che lo aveva accompagnato nel viaggio per scrivere Il sangue dei vinti, il giornalista piemontese giunge ancora una volta in terra veneta, precisamente a Valdobbiadene, per raccontare il destino di 46 militari fascisti della X Mas, appartenenti al Battaglione Nuotatori Paracadutisti, i cosiddetti Np («Ennepì»), arresisi ai partigiani al tacere delle armi. Il reparto di fanteria d’assalto Np, composto da 650 uomini e comandato da Nino Buttazzoni, un triestino del ’12 («uomo tarchiato, atletico, capace di gesti molto generosi»), nei primi giorni di marzo del 1943 era dislocato in addestramento proprio nella cittadina pedemontana, dopo aver combattuto in Piemonte e nel Goriziano. Ricevuto il 9 l’ordine di trasferirsi con i sottoposti sul fronte del Senio, in Romagna, per contrastare l’avanzata alleata, il Buttazzoni decise di lasciare nella caserma di Valdobbiadene gli uomini meno adatti all’asprezza dei combattimenti: i marinai troppo giovani o troppo anziani, quelli non in perfetta forma fisica o con pesanti obblighi famigliari. In 47 rimasero, 47 uomini che alla fine dell’aprile del 1945, quando ormai i giochi erano fatti e la Repubblica Sociale viveva i suoi ultimi giorni, si arresero ad una brigata delle Garibaldi, la Mazzini, consegnando armi, veicoli ed una quantità cospicua di denaro dopo aver ricevuto in cambio il patto di aver salva la vita.
Un reparto della X Mas in marcia
Un reparto della X Mas
 in marcia
Come descrive un rapporto dei carabinieri di Valdobbiadene, compilato nel giugno del 1950, nella notte tra il 4 ed il 5 maggio del 1945, a guerra ormai conclusa, ai 47 marinai fu ordinato di salire su tre camion per raggiungere un campo di concentramento. Il primo camion, con a bordo anche due donne ed un anziano, si diresse verso Saccol, piccola frazione poco distante; qui i prigionieri furono ammassati in una galleria e massacrati a colpi di mitra e bombe a mano. Carlo Armando, un ventenne nativo di Altavilla Irpina in provincia di Avellino, nonostante l’ingresso del tunnel fosse stato fatto saltare, fintosi morto, appena i partigiani se ne furono andati, riuscì a trovare una via di fuga riparando in una casa di contadini che lo soccorsero e curarono. Il secondo autocarro fu condotto sempre nei pressi, a Madean, dove i marò furono picchiati, derubati, assassinati, gettati in una fossa ed i loro cadaveri dati alle fiamme. Stessa sorte ai passeggeri del terzo veicolo, quello che raggiunse Segusino. Tra le vittime dell’eccidio vi erano un diciottenne e due diciassettenni. Analizzando poi la status sociale degli uccisi si scopre che per metà si trattava di studenti; vi erano poi meccanici, impiegati, tornitori, fotografi, contadini, macellai, artigiani, insegnanti, commercianti. La stessa Italia che combatteva sul fronte opposto. E che possiede certamente altra memoria.
Alessandro Tortato
06 ottobre 2010